Offrire buoni prodotti e servizi non basta più; criteri come la responsabilità sociale e l’impatto sull’ambiente orientano ogni giorno maggiormente gli acquisti dei nostri clienti.
Valori quali l’attenzione all’ecosistema e alla propria comunità diventano sempre più importanti, specialmente per le nuove generazioni e non si tratta solo di un’impressione o di una moda passeggera: a dirlo sono i numeri.
Il 79% dei consumatori rivede le proprie preferenze di acquisto in base a criteri quali la responsabilità sociale, inclusività e impatto ambientale
È quanto emerge dal report “Consumer Products and Retail: How sustainability is fundamentally changing consumer preferences” del Capgemini Research Institute.
Secondo la ricerca, la metà dei consumatori ha iniziato ad acquistare marchi meno conosciuti e più sostenibili, anche perché questa tipologia di acquisto “fa sentire meglio”, come dichiarato dal 64% degli utenti coinvolti. Se guardiamo all’ambito ecommerce, la questione diventa centrale anche lato packaging: secondo uno studio condotto da Twosites, quasi la metà degli acquirenti preferisce non acquistare da rivenditori che non si prodigano nel ridurre l’uso di imballaggi in plastica non riciclabili.
Da notare per altro che la recente pandemia COVID-19 ha decisamente incentivato l’attenzione a questi aspetti, tanto da fare affermare a ben il 65% degli intervistati che, nella “nuova normalità”, sarà più attento all’impatto dei propri consumi.
Queste tematiche sono davvero importanti da considerare per le imprese?
Su questo gli italiani hanno le idee molto chiare: secondo recenti ricerche condotte da Ipsos, 8 italiani su 10 credono infatti che le aziende debbano considerarle all’interno delle proprie strategie commerciali.
Diventa quindi dirimente non solo attivare iniziative volte a impattare positivamente sul pianeta e su chi lo abita, ma anche saperlo dimostrare e raccontare attraverso una narrazione (all’interno del negozio, digitale e social) coerente e mirata. Molte attività piccole e grandi infatti sono già impegnate in iniziative a sostegno della propria comunità o per la riduzione degli sprechi, ma quante lo raccontano e, soprattutto, lo sanno raccontare?
Dopotutto, il cliente finale orienta le proprie scelte di acquisto in base alle informazioni che ha a disposizione.
La generazione Z alla guida dello shopping etico
In particolare le nuove generazioni sono quelle più attente agli aspetti valoriali dei brand dai quali acquistano: guardando alla cosiddetta Generazione Z che comprende i nati tra la metà degli anni 90 e il 2010, emerge la richiesta di “un’anima, uno scopo, dei valori”: ciò spiega anche l’attenzione sempre più alta rispetto a queste tematiche da parte di big del mercato in particolar modo del settore moda quali Vans, Nike, Carharrt, brand che lavorano da anni non solo per offrire spazi alle proprie community, formazione, ridurre l’impatto ambientale e così via.
I giovani clienti di oggi quindi non si accontentano di buoni prezzi e prodotti o servizi soddisfacenti, chiedono un impegno maggiore nel rendere il mondo un posto migliore, sia in termini di inclusività che di rispetto e valorizzazione dell’ambiente.
I social come strumento di divulgazione e sensibilizzazione
In questo senso i social, in particolare Facebook e Instagram, rappresentano una grande cassa di risonanza per le piccole imprese, che permette di far conoscere alla propria community e non solo le iniziative a supporto di territorio e ambiente che la nostra azienda sta intraprendendo.
Il consiglio quindi è, oltre naturalmente valutare quanto la nostra attività, piccola o grande, sia impegnata periodicamente in “azioni positive” per il mondo e per gli altri, raccontare ciò che facciamo e come lo facciamo, attraverso post, Stories, video e immagini.
Fare concretamente “bene” e saperlo comunicare sono centrali per far sì che il nostro brand possa prosperare nel mercato di oggi e di domani.